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“Nulla dura per sempre!” - Ep. 23

La giornata era trascorsa lenta e noiosa, Finley era rimasto nervoso per tutto il giorno dopo la discussione avuta con Ethan. I suoi collaboratori oramai lo conoscevano abbastanza bene da sapere che quando era di cattivo umore era meglio girargli al largo e così fecero. Finley continuava a pensare alle parole di Ethan, era arrabbiato e per quanto si fosse spremuto le meningi non era ancora riuscito a trovare un modo per porre fine a quella pazzia che il fratello minore voleva mettere in atto. Come se ciò non bastasse Miranda aveva continuato a mandargli messaggi e a fare chiamate per tutto il giorno, Finley ovviamente non aveva risposto, non aveva tempo per star dietro alle paranoie della ragazza.
Era ormai calato il sole e con esso il buio sulla città, quando Finley si decise a lasciare il suo ufficio. Era tardi, come sempre, ma a lui non pareva dar fastidio, tutto sommato amava la tranquillità delle ore notturne, soprattutto se doveva affrontare il lungo viaggio per tornare fino a casa. Prima di lasciare l’ufficio provò a chiamare Ethan, voleva parlare con lui, forse sarebbe riuscito a farlo ragionare.
Il telefono squillò, ma dall’altra parte nessuna risposta se non la segreteria telefonica. Al terzo tentativo, prima di spazientirsi ulteriormente, Finley lasciò un messaggio: “Ehy Ethan, sono io, mi dispiace per come sono andate le cose oggi. Stasera non mi fermo a San Myshuno, torno a casa così potremo chiarire…” disse il giovane uomo. “So che ormai sei adulto, ma ehy sei sempre il mio fratellino… ti voglio bene testone. Ci vediamo più tardi a casa!” aggiunse prima di riagganciare. Finley sbuffò, nonostante tutto amava sinceramente il fratello e in fondo voleva davvero sistemare le cose con lui.
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A quell’ora c’era poco traffico per strada e Finley ne fu lieto, poteva così ripensare a tutto ciò che era accaduto nelle ultime settimane e quella stessa mattina. Guidare lo rilassava e con la mente sgombra poteva finalmente pensare con maggior lucidità a cosa avrebbe detto a Ethan una volta arrivato a casa. 
Il giovane uomo sapeva che far cambiare idea a Ethan, a questo punto, sarebbe stato impossibile. Si era messo in testa di scappare con la sua amata e niente e nessuno lo avrebbe fatto desistere dal suo intento. Lo stesso Mr Hubbs non avrebbe potuto far molto, Celia stava per diventare maggiorenne e il suo potere su di lei era legato ai soldi di famiglia. Il denaro può comprare molte cose, ma quando si ha a che fare con qualcuno a cui il denaro non interessa cosa si può fare? Era questa la domanda che continuava a girare per la testa di Finley, se non erano i soldi a poter impedire a Ethan e Celia di lasciare la città, cosa avrebbe potuto farlo? I sogni della ragazza? La possibilità di completare i loro studi?
Finley non aveva mai capito a pieno chi sceglieva l’amore a discapito del proprio futuro. Certo Ethan gli avrebbe detto che per lui l’amore, o meglio Celia, era il suo futuro, ma uomini come Finley non avrebbero mai potuto capire una cosa simile. 
Quando i loro genitori erano morti in quel tragico incidente, qualcosa si era irrimediabilmente rotto dentro di lui, come un specie di vaso di Pandora da cui tutta l’Ombra del suo inconscio aveva iniziato a scivolare fuori, lentamente, ma inesorabilmente. Finley era solo un bambino e si era ritrovato da solo, all’improvviso doveva occuparsi di sè stesso e anche del suo fratellino che continuava a chiedere della sua mamma e del suo papà. Finley avrebbe voluto svegliarsi e scoprire di aver avuto un brutto incubo, ma ogni giorno doveva reprimere le sue lacrime e sorridere al piccolo Ethan che quasi da subito aveva iniziato a guardarlo come sua unica figura di riferimento.
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Finley aveva pensato spesso a quel periodo nelle ultime settimane, al modo in cui aveva sempre invidiato il fratellino, essere più piccolo lo aveva certo fatto soffrire di più, ma il non capire davvero fino in fondo il concetto di vita e morte lo aveva in qualche modo protetto. Finley invece aveva capito bene cosa voleva dire che i suoi genitori erano morti. Il peso della responsabilità nei confronti del fratello lo aveva costretto a diventare più forte, a soffocare in fretta il dolore per la perdita dei genitori e così era cresciuto velocemente, fin troppo e senza nessun vero riferimento. Era diventato un adolescente arrabbiato senza nemmeno accorgersene, senza sapere il perchè di tutta quella rabbia e allo stesso tempo aveva sete di amore, di quel senso di calore che gli era venuto improvvisamente a mancare, ma quando aveva aperto il suo cuore era stato mollato, messo da parte per qualcosa di più, qualcosa di meglio. Fu allora che capì che cosa avrebbe voluto fare nella vita, ma fu solo nel periodo dell’università che decise di chiudere definitivamente il suo cuore. Si era innamorato di una ragazza, sapeva che non avrebbe voluto nessun’altra nella sua vita se non lei e poteva capire, fino ad un certo punto, cosa stava provando Ethan, ma quando la storia tra loro andò male e lei lo lasciò per un’altro che poteva darle tutto ciò che Finley non era ancora in grado di darle, lui capì una lezione importante. “Nulla dura per sempre, Fin, fattene una ragione!” furono le ultime parole che lei gli disse prima di lasciare il suo appartamento. Fu quello il momento in cui Finley Marlow realizzò che le uniche cose che non ti abbandonano mai, se giochi bene le tue carte, sono il potere e il denaro, tutto il resto è passeggero. Così, con quella sua nuova consapevolezza, Finley aveva investito tutto sè stesso nei suoi studi e nel suo lavoro, aveva ottenuto il successo, il potere e ovviamente il denaro, che non gli era mai mancato davvero, e con tutto quello erano arrivate anche le donne, ma ormai nessuna di loro aveva mai abbastanza importanza per lui. 
Adesso, ripensando a tutto quello Finley iniziò a mettere in dubbio le sue convinzioni. Lui sapeva di essere “difettoso”, sapeva che ad un certo punto qualcosa dentro di lui si era “rotto” ed era convinto di non poter più tornare indietro, ma Ethan… Ethan era rimasto puro, non era stato corrotto dall’Ombra della sua Anima e non aveva mai svenduto il suo essere in cambio di potere, successo o denaro, non si era svenduto nemmeno per il sesso. Ethan era così diverso da lui e in fondo chi diceva che non avesse ragione il fratello? Forse valeva davvero la pena battersi per chi si ama davvero e lui, in fondo, si era arreso.
A volte basta solo lasciarsi un po’ andare, mollare il serrato controllo su sè stessi per scoprire lati del proprio essere che non si vogliono vedere. Un viaggio in auto, tanto era bastato a Finley per capire che forse Ethan aveva ragione, che forse per il fratello c’era ancora speranza di un futuro migliore.
Ad essere completamente onesto con sè stesso, Finley dovette ammettere che Celia era davvero una brava ragazza, Ethan gli aveva raccontato molte cose di lei e in effetti non sembrava affatto come le altre ragazze, non di certo come quelle che soleva frequentare lui. Quella ragazza non era solo bella e dolce, ma aveva la capacità di amare e Finley non ci aveva messo molto a capire che i suoi sentimenti per il fratello erano genuini.
Una volta a casa Finley avrebbe dato fiducia a Ethan e il giorno seguente avrebbe sbloccato il fondo fiduciario del fratello. Se quei due volevano lasciare San Myshuno avrebbero potuto farlo senza problemi e soprattutto con denaro sufficiente a garantirgli una vita più che dignitosa. Finley ci sarebbe stato sempre per suo fratello.
“Ethan mi sono preso cura di te tutta la vita e ti ho odiato per essere tu il più piccolo, ho cercato di farti diventare qualcosa che non sei, ero geloso di te e dell’entusiasmo con cui hai sempre vissuto la tua vita. Tu invece mi hai sempre amato e ammirato, ma non mi sono meritato nè il tuo affetto, nè la tua ammirazione.” pensò tra sè e sè Finley. “Adesso ho l’occasione di essere un fratello migliore e di fare la cosa giusta per te, senza pensare ai miei interessi. L’azienda di famiglia è l’unica cosa che ho, ma tu non devi vivere così, sii libero di essere felice e di avere tutto ciò che desideri. So che un giorno racconteremo questa storia ai tuoi figli, i miei nipotini. Ahhh già lo so che sposerai la tua bella e metterete sù una grande famiglia, in una bella casa con un grande giardino e lo steccato bianco. Forse non mi sentirò mai davvero a mio agio lì con voi, ma sei il mio unico vero affetto, la mia famiglia, e farò ciò che è giusto.” 
Finley aveva ascoltato ciò che restava del tuo piccolo cuore a pezzi e, una volta tanto, aveva cercato di essere completamente sincero e obiettivo. Aveva messo da parte il suo orgoglio e il suo egoismo, e aveva pensato al bene del fratello. Adesso non era più arrabbiato e questo, in qualche modo, lo faceva sentire meglio.
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- Ma che cazzo… - disse all’improvviso.
Un’auto stava sfrecciando in direzione opposta alla sua e, a giudicare dalle manovre pericolose che stava effettuando, il conducente doveva essere ubriaco o avere qualche serio problema.
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Nonostante le poche auto in circolazione a quell’ora, la vettura impazzita continuava la sua corsa zigzagando per le corsie, finchè non sterzò violentemente da una parte per evitare un’altra auto. 
- Oh merda! - esclamò Finley vedendo l’auto venire dritta nella sua direzione.
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Finley suonò il clacson all’impazzata nel disperato tentativo di attirare l’attenzione del guidatore su di sè, tentò anche di frenare, ma non c’era più nulla da fare l’altra vettura aveva preso troppa velocità e non si sarebbe fermata in tempo. L’unica cosa che gli rimase da fare fu cercare di proteggersi dall’impatto e pregare.
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