Il ricevimento - Ep. 03
L’alta società di San Myshuno viveva di ricevimenti ed eventi mondani. Essere ricchi e potenti era ben poca cosa se non potevi sfoggiare i tuoi successi davanti agli altri. Le famiglie che controllavano San Myshuno erano sempre in rivalità tra loro, i soldi, il potere, il lusso e l’abbondanza del superfluo erano motivo di vanto ed erano anche uno dei pochi motivi per cui valeva la pensa organizzare eventi di prestigio. I mariti, perchè tutti gli uomini di successo avevano una bella moglie da sfoggiare, parlavano di affari, di politica, quotazioni in borsa e azioni finanziarie, mentre le moglie si intrattenevano con deliziose e cordiali conversazioni che nascondevano acerrime rivalità e inimicizie, tra i falsi sorrisi si lanciavano frecciatine in grado di abbattere chiunque non fosse nato e cresciuto in quell’ambiente fatto di lusso e luci accecanti. E proprio quando quelle luci venivano spente non rimanevano altro che matrimoni ormai finiti, finti o mai davvero iniziati, tolto il trucco e i vestiti di scena rimanevano solo persone vuote e insoddisfatte che vivevano di apparenza. In quelle case lussuose e attici da capogiro albergava la sofferenza e l’insoddisfazione da cui nascevano pettegolezzi che si diffondevano e da cui potevano nascere venti in grado di travolgere chi ne era il soggetto, da quei venti potevano anche nascere tornadi in grado di cancellare le storiche famiglie per far posto a quelle nuove fatte di serpi più forti e più adatte a muoversi in quella società così crudele. Era un gioco, il gioco della San Myshuno per bene che non prevedeva la sconfitta, ma solo la morte, non una fisica, ma una morte sociale e finanziaria che, per molti era ben peggio del morire e basta.
Era questo il mondo da cui Ethan cercava di scappare, ma ne faceva parte e non poteva sottrarsi alle sue responsabilità. Quella sera aveva promesso al fratello che sarebbe stato con lui a rappresentare il nome della famiglia Marlow.
Avevano appuntamento lì, ma il telefono di Finley continuava a suonare a vuoto. Ethan odiava quando il fratello non rispondeva, il pensiero andava subito a quando era bambino e in automatico pensava subito al peggio.
Il giovane pensò che forse una boccata d’aria fresca potesse essere un buon modo per calmare i nervi, ma quando uscì si accorse che nel porticato non era solo: la ragazza del laghetto era lì, proprio davanti a lui.
Avevano appuntamento lì, ma il telefono di Finley continuava a suonare a vuoto. Ethan odiava quando il fratello non rispondeva, il pensiero andava subito a quando era bambino e in automatico pensava subito al peggio.
Il giovane pensò che forse una boccata d’aria fresca potesse essere un buon modo per calmare i nervi, ma quando uscì si accorse che nel porticato non era solo: la ragazza del laghetto era lì, proprio davanti a lui.

L’avrebbe riconosciuta anche in mezzo ad una folla. Era bellissima e lui pensò che forse avrebbe potuto avvicinarsi e presentarsi, parlare con lei e con la scusa che tutti gli invitati erano molto più vecchi di loro avrebbe potuto trascorrere la serata con lei, lì fuori magari, lontano da quell’aria satura di ipocrisia che si respirava dentro.

Cercò di prendere il coraggio ripetendo a sè stesso che nulla poteva andar male, si trattava solo di schiarirsi la voce e salutare, ma nonostante tutto una vocina dentro di lui gli suggeriva di lasciar perdere e aspettare un’occasione migliore. Si stava per girarsi e allontanarsi quando una vocina ruppè il silenzio.
- Oh! - esclamò sorpresa la vocina - Scusami non ti avevo sentito! -
Prima che lui potesse dire o fare qualsiasi cosa la giovane si era voltata e ora gli stava parlando. Ethan rimase lì fermo a fissarla, la bocca semiaperta a donargli un’aria da vero idiota.

- Tutto bene? - chiese la giovane vagamente preoccupata.
- Come? - disse Ethan confuso in risposta, solo per realizzare, un secondo dopo, di quanto stesse apparendo stupido. - Sì, sì, tutto bene. Scusa! - aggiunse costringendosi a recuperare un po’ di decenza e cercando si tenere a bada l’agitazione. Lei era bellissima, i suoi occhi azzurri sembravano un mare in cui perdersi e il suo cuore aveva notevolmente accelerato i suoi battiti.
- Come? - disse Ethan confuso in risposta, solo per realizzare, un secondo dopo, di quanto stesse apparendo stupido. - Sì, sì, tutto bene. Scusa! - aggiunse costringendosi a recuperare un po’ di decenza e cercando si tenere a bada l’agitazione. Lei era bellissima, i suoi occhi azzurri sembravano un mare in cui perdersi e il suo cuore aveva notevolmente accelerato i suoi battiti.

La ragazza inziò a parlare del ricevimento, degli ospiti e di un sacco di cose che Ethan udiva appena, ma a cui rispondeva in automatico. Ringraziò il cielo che l’altra avesse così tanti argomenti, perchè a lui non veniva in mente nulla di brillante da dire. Solo tempo dopo avrebbe saputo che anche la giovane era altrettanto agitata e per questo non riusciva a smettere di parlare.
Proprio come aveva immaginato la giovane era molto dolce e sembrava essere fuori posto in quel mondo tanto quanto ci si sentiva lui. Si vedeva che era intelligente e che aveva una grande sensibilità. Non sembrava importarle la moda, le cose costose o il semplice apparire, e Ethan iniziò a sentirsi a suo agio a parlare con lei.
Il porticato iniziò a farsi più frequentato e qualcuno osservò i due qualche istante prima di annunciare la sua presenza.
Il porticato iniziò a farsi più frequentato e qualcuno osservò i due qualche istante prima di annunciare la sua presenza.

- Oh tesoro, sei qui! Ti ho cercato dappertutto, sai quanto tuo padre ci tenga ad averti accanto. Vuole presentarti il figlio dei Carlisle prima che parta per il college. - disse la donna alla giovane, quindi si voltò verso Ethan e lo squadrò da testa a piedi.
Ethan capì subito di non piacere alla donna e si sentì a disagio, non era ancora pronto a conoscere la famiglia di lei, a pensarci bene non si era nemmeno presentato, nè le aveva chiesto il suo nome.

- Zia Eloise! Te lo avevo detto che volevo prendere un po’ d’aria fresca, si sta così bene qui fuori. E poi ho incontrato… lui e ci siamo messi a parlare. - disse con un filo di imbarazzo alla zia, quindi si voltò verso Ethan. - Penserai che sono una vera maleducata! Non mi sono nemmeno presentata! - aggiunse arrossendo, cosa che non passò inosservata dalla donna accanto a lei. - Mi chiamo… - ma non fece in tempo a presentarsi che subito intervenne la zia.

- Non darti pena Celia, tutti conoscono tuo padre e la nostra famiglia, altrimenti non avrebbero accettato il nostro invito. - quindi rivolse uno sguardo gelido a Ethan. - Non si può dire lo stesso di tutti i nostri ospiti… -
- Oh zia non dire così! - Celia era chiaramente in imbarazzo, odiava quel modo di fare così snob, ma sapeva che in fondo la zia era una donna buona e gentile, bastava sapere come prenderla.
- Oh zia non dire così! - Celia era chiaramente in imbarazzo, odiava quel modo di fare così snob, ma sapeva che in fondo la zia era una donna buona e gentile, bastava sapere come prenderla.
Ethan si sentì immediatamente colto in fallo, suo fratello gli aveva detto mille volte che doveva essere il primo a presentarsi dando modo agli altri di riconoscere la loro famiglia e sapere con chi avevano a che fare. Faceva sempre parte di quel gioco che tanto odiava.

- B-buona sera Signora! - balbettò cercando di rimediare al suo errore. - Mi presento, sono… - ma ancora una volta la donna intervenne.
- Oh non c’è bisogno che ti presenti, so bene chi sei tu e chi è tuo fratello. - quindi guardò seria Celia. - E questo è uno di quei casi in cui essere subito riconosciuti non è necessariamente un bene. - lo sguardo tornò su Ethan, era così freddo che il giovane sentì un brivido lungo la schiena. - Ethan, il più giovane dei fratelli Marlow… e dimmi Finley era troppo impegnato con una delle sue squillo per ammorbarci con la sua presenza? -
- Oh non c’è bisogno che ti presenti, so bene chi sei tu e chi è tuo fratello. - quindi guardò seria Celia. - E questo è uno di quei casi in cui essere subito riconosciuti non è necessariamente un bene. - lo sguardo tornò su Ethan, era così freddo che il giovane sentì un brivido lungo la schiena. - Ethan, il più giovane dei fratelli Marlow… e dimmi Finley era troppo impegnato con una delle sue squillo per ammorbarci con la sua presenza? -
Ethan avrebbe voluto scappare, odiava quelle situazioni e odiava quando la gente parlava male di suo fratello. Sapeva che l’invidia per quello che era riuscito a realizzare Finley in poco tempo e nonostante la sua giovane età, era oggetto di diverse chiacchiere, ma lui conosceva suo fratello e sapeva che erano solo parole prive di fondamento.
- Immagino sia solo stato trattenuto al lavoro, in questi giorni doveva chiudere un importante contratto quindi… - disse subito Ethan con l’intento di difendere il fratello maggiore.
- Oh sì certo! Immagino che genere di faccende possano averlo intrattenuto… - disse sarcastica la donna. Era chiaro che i Marlow non fossero in cima alla sua lista di preferenze, sempre che ne avesse una.
- Oh sì certo! Immagino che genere di faccende possano averlo intrattenuto… - disse sarcastica la donna. Era chiaro che i Marlow non fossero in cima alla sua lista di preferenze, sempre che ne avesse una.

Celia ascoltava la zia, ma il suo sguardo rimaneva su Ethan. Il giovane capì che quella situazione non piaceva nemmeno a lei e la cosa in qualche modo gli diede la forza di non sbottare. Doveva rimanere calmo e rispondere a tono, proprio come avrebbe fatto Finley, ma lui non era suo fratello e non gli venne in mente nulla di brillante con cui controbattere.
Fece per parlare ancora, ma una voce ferma e autoritaria alle sue spalle lo fece sobbalzare attirando l’attenzione di tutti.
Fece per parlare ancora, ma una voce ferma e autoritaria alle sue spalle lo fece sobbalzare attirando l’attenzione di tutti.
- Vi ho trovato finalmente! Eloise ti avevo detto di andare a chiamare Celia e sei sparita! - disse l’uomo con disappunto.

- L’ho cercata ovunque Archie e l’ho trovata qui, in tempo per fortuna! Stava parlando col giovane cucciolo dei Marlow. - rispose stizzita la donna, chiaramente irritata dal fatto di esser stata ripresa davanti a tutti.
- Papà! - esclamò Celia. - Mi dispiace averti fatto preoccupare! Stavo solo prendendo un po’ d’aria e poi ho incontrato Ethan. - disse sorridendo, sapeva che davanti al suo sorriso, suo padre si sarebbe addolcito quel tanto che bastava per fargli passare l’irritazione.
- Capisco! - si limitò a dire l’uomo squadrando in malo modo Ethan. - Beh ora vieni con me, ti presenterò qualcuno degno di te e della nostra famiglia! - disse alla figlia, ma lanciò comunque un’occhiataccia a Ethan. Era un modo per dirgli di stare alla larga da lei.
- Papà! - esclamò Celia. - Mi dispiace averti fatto preoccupare! Stavo solo prendendo un po’ d’aria e poi ho incontrato Ethan. - disse sorridendo, sapeva che davanti al suo sorriso, suo padre si sarebbe addolcito quel tanto che bastava per fargli passare l’irritazione.
- Capisco! - si limitò a dire l’uomo squadrando in malo modo Ethan. - Beh ora vieni con me, ti presenterò qualcuno degno di te e della nostra famiglia! - disse alla figlia, ma lanciò comunque un’occhiataccia a Ethan. Era un modo per dirgli di stare alla larga da lei.
Era evidente che Celia nutrisse una grande ammirazione per il padre, da quando era arrivato lei non smise un attimo di guardarlo, gli occhi le brillavano. Quell’uomo così burbero e severo doveva essere il suo eroe e Ethan si sentì piccolo piccolo. Finley al suo posto avrebbe detto qualcosa di adatto, sarebbe riuscito a tener testa a quei due e forse avrebbe anche elogiato il suo fratellino quanto bastava per renderlo interessante agli occhi di chiunque. Ethan però era diverso, se ne rimase lì, pur sapendo di esser di troppo, senza riuscire a dire nulla.

- Forza torniamo dentro! - disse ancora l’uomo mentre Celia andava ad abbracciarlo. Lui la strinse a sè, nonostante tutto sembrava amarla davvero molto e Ethan pensò che dovesse essere la sua figlia prediletta.
- Sì papà! - rispose subito Celia stringendosi a lui, quindi si voltò verso Ethan. - Arrivederci Ethan, e grazie per la bella chiacchierata! -
- Sì papà! - rispose subito Celia stringendosi a lui, quindi si voltò verso Ethan. - Arrivederci Ethan, e grazie per la bella chiacchierata! -

Sia l’uomo che la donna guardarono male Ethan, ma non dissero nulla, si limitarono ad un saluto di circostanza e in pochi istanti i tre si allontanarono lasciando solo Ethan con i suoi pensieri.
Il giovane non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi di Celia, i suoi modi di fare, la sua voce dolce e gentile. Scosse il capo per riacquistare lucidità e provò di nuovo a chiamare il fratello, ma il telefono risultò ancora una volta spento.
-Accidenti a te, Finley! -
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