Giorno dopo giorno - Ep. 8

La vita a San Myshuno divenne per Veronica un sogno divenuto realtà. Certo non era diventata un’artista famosa e non aveva un lavoro nel mondo dell’arte come avrebbe voluto, ma era libera e felice, e questo valeva più di qualsiasi altra cosa.
Ogni giorno si svegliava e andava a lavorare presso la caffetteria sotto casa. Lì c’era sempre tanta gente che andava e veniva, tutti avevano fretta di far colazione, alcuni prendevano tutto da asporto prima di correre in ufficio o al lavoro. A Veronica piaceva, adorava la gente di città, il loro modo di fare e la divertiva il fatto che sembrano avere sempre fretta anche quando non avevano nulla da fare. Dalla caffetteria vedeva la piazza principale del quartiere delle spezie e gli odori che provenivano da lì rendevano l’ambiente unico e speciale.
Amava lavorare in caffetteria e vivere nel quartiere delle spezie.
Amava lavorare in caffetteria e vivere nel quartiere delle spezie.

Appena finiva di lavorare lì, Veronica tornava subito a casa, mangiava un boccone al volo e si dedicava alla pittura.
L’arte era la sua migliore amica, la sua terapia, un modo per rilassarsi e al tempo stesso esprimere tutta sè stessa nel modo più completo e totale che lei conoscesse. A volte chiudeva gli occhi e rimaneva lì a godere dell’odore dei colori e dei solventi che usava, ogni tela aveva un profumo diverso a seconda del materiale di cui era fatta. Non avendo molti soldi non poteva permettersi materiali di prima qualità, ma non comprava nulla che non fosse professionale, cercava invece di risparmiare su altre cose.
Le sue tele erano tutte diverse le une dalle altre, le piaceva sperimentare per capire in cosa fosse portata di più e su cosa doveva migliorare. Era un continuo esercizio il suo e spesso gettava via le tele che non la soddisfacevano appieno senza nemmeno finirle. Con il tempo era migliorata molto e aveva prodotto alcuni quadri di cui era particolarmente soddisfatta e seguendo i consigli di Noah pensò di poterli vendere.
L’arte era la sua migliore amica, la sua terapia, un modo per rilassarsi e al tempo stesso esprimere tutta sè stessa nel modo più completo e totale che lei conoscesse. A volte chiudeva gli occhi e rimaneva lì a godere dell’odore dei colori e dei solventi che usava, ogni tela aveva un profumo diverso a seconda del materiale di cui era fatta. Non avendo molti soldi non poteva permettersi materiali di prima qualità, ma non comprava nulla che non fosse professionale, cercava invece di risparmiare su altre cose.
Le sue tele erano tutte diverse le une dalle altre, le piaceva sperimentare per capire in cosa fosse portata di più e su cosa doveva migliorare. Era un continuo esercizio il suo e spesso gettava via le tele che non la soddisfacevano appieno senza nemmeno finirle. Con il tempo era migliorata molto e aveva prodotto alcuni quadri di cui era particolarmente soddisfatta e seguendo i consigli di Noah pensò di poterli vendere.

I pomeriggi trascorrevano in fretta tra il dipingere, sistemare casa, fare la spesa, cucinare e ovviamente scambiare quattro chiacchiere con Noah con cui aveva stretto una grande amicizia e col quale si sentiva o vedeva ogni giorno.
Verso sera, se le rimaneva abbastanza tempo, cercava di vendere le sue tele in piazza. A volte le andava bene, altre volte tornava a casa a mani vuote, ma sempre col sorriso sulla bocca perchè faceva ciò che amava.

La sera lavorava quasi sempre nel pub di Joe. Veronica arrivava sempre prima di tutti gli altri e sistemava il locale, riforniva il bancone e metteva da parte le scorte di ciò che stava finendo. Puliva il bancone che per lei non era mai abbastanza in ordine e infine attendeva l’arrivo dei clienti. All’inizio entrava poca gente di tanto in tanto, ma da una certa ora in poi i clienti arrivavano tutti insieme in piccoli o grandi gruppi e il lavoro si faceva di colpo pressante. Veronica non si lasciava spaventare, sapeva esattamente cosa fare e ormai i suoi movimenti erano quasi meccanici, veloci e impeccabili.

Tutti i giorni si somigliavano tra loro, ma Veronica era comunque soddisfatta della sua vita e si svegliava sempre entusiasta.
Quando i locali e le strade iniziavano a svuotarsi, il locale di Joe chiudeva e lei, dopo aver fatto le pulizie di rito, tornava a casa. Era quello il momento peggiore perchè fare ritorno al suo piccolo appartamento vuoto la rattristava un po’.
La notte era il momento in cui spesso, troppo spesso, il suo pensiero andava a Ethan.
Quando i locali e le strade iniziavano a svuotarsi, il locale di Joe chiudeva e lei, dopo aver fatto le pulizie di rito, tornava a casa. Era quello il momento peggiore perchè fare ritorno al suo piccolo appartamento vuoto la rattristava un po’.
La notte era il momento in cui spesso, troppo spesso, il suo pensiero andava a Ethan.
Veronica si ripeteva che tra loro non c’era nulla, ma al tempo stesso non riusciva a non pensare a lui. Ethan era una specie di principe azzurro, uno di quelli tenebrosi certo, ma pur sempre un principe azzurro. Era comparso all’improvviso nella sua vita e l’aveva migliorata, in qualche modo che non sapeva ben definire, era un uomo affascinante, colto e benestante con cui condivideva la passione per l’arte. In fondo sapeva che quella storia non avrebbe portato a nulla di buono, ma ogni volta soffocava quella vocina ragionevole dentro di sè e si immaginava Ethan arrivare da lei con un enorme mazzo di fiori per lei dicendole che l’amava, sognava la sua proposta di matrimonio e il loro matrimonio, fantasticava su una loro ipotetica vita insieme e alla fine si dava della stupida.
Lei e Ethan non stavano insieme, ma lui le mancava, le mancavano le sue attenzioni, il suo modo di guardarla e come la faceva sentire quando stavano insieme. Erano sensazioni nuove e mai provate prima, non era amore, ma a lei piaceva pensare che lo fosse, aveva bisogno di crederlo con tutta sè stessa.
Lei e Ethan non stavano insieme, ma lui le mancava, le mancavano le sue attenzioni, il suo modo di guardarla e come la faceva sentire quando stavano insieme. Erano sensazioni nuove e mai provate prima, non era amore, ma a lei piaceva pensare che lo fosse, aveva bisogno di crederlo con tutta sè stessa.

Giorno dopo giorno lui era entrato dentro di lei ad un livello che non sapeva spiegarsi, giorno dopo giorno lei si sentiva diversa, più adulta e allo stesso tempo un po’ più ragazzina.
Quando la luna era alta nel cielo su quella città che non dormiva mai, Veronica andava a dormire e i sogni lasciavano lo spazio per il suo inconscio di emergere, era allora che fitte ombre si allungavano su di lei.
Quando la luna era alta nel cielo su quella città che non dormiva mai, Veronica andava a dormire e i sogni lasciavano lo spazio per il suo inconscio di emergere, era allora che fitte ombre si allungavano su di lei.
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