Celia - Ep. 12

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La mattina era tarda e il sole splendeva alto nel cielo sopra a San Myshuno. La città era nel pieno della sua attività, auto che andavano e venivano ovunque, le vie principali intasate dal traffico e il suono dei clacson riempiva le strade coprendo il rumore dei motori accesi e le urla delle persone.
Una limousine nera si fermò sotto la palazzina in cui viveva Ethan, qualcuno si lamentò poichè era nel pieno della zona pedonale, ma all’autista, con indosso scuri occhiali da sole, pareva non importare, qualcuno scese e si avviò all’ingresso.
Ethan stava finendo il suo caffè mattutino, erano quasi le 11, ma lui si era svegliato da poco. Odiava il mattino, odiava la luce del sole, odiava tutta quella gente che si definiva comune e che ogni giorno viveva quella vita fatta di falsità e ipocrisia da cui lui cercava di scappare. Il campanello suonò e una voce dentro il suo orecchio gli suggerì il nome del suo ospite. Lo sapeva, si aspettava quella visita, anche se ormai aveva iniziato a pensare che non ci sarebbe mai stata.
Nessuna sorpresa quando aprendo la porta, Ethan si trovò davanti Celia. Era bellissima, come sempre.
- Buongiorno Ethan, non dirmi che ti ho svegliato! -  disse decisa come al solito e, senza nemmeno attendere l’invito dell’altro, entrò nel loft.
Ethan si scansò per farla passare e mugugnò:
- Prego accomodati… - il tono era sarcastico e l’altra era già in casa sua. - Cosa vuoi? - chiese alla ragazza pur sapendo bene perchè lei fosse lì.
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Celia si guardò attorno, quindi tagliente disse:
- La tua ragazzina non c’è? - anche lei conosceva già la risposta, ma adorava punzecchiarlo.
- Che cosa vuoi? - ripetè lui scocciato.
- Lo sai. - rispose lei e senza attendere la replica dell’altro si avvicinò appoggiandogli la mano sul petto nudo e guardandolo negli occhi aggiunse - Io so cosa vuoi, so di cosa hai bisogno. - il tono si era fatto più basso, poco più di un sussurro, lui la cinse a sè e, attirandola per il mento, la baciò.
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Celia conosceva Ethan da tempo e sapeva davvero cosa voleva l’altro. Lei era l’unica che gli era rimasta accanto nei momenti di difficoltà, i loro continui tira e molla erano diventati una quotidianità. Un gioco perverso nel quale nessuno dei due vinceva mai davvero.
Si strinse a lui e Ethan la baciò ancora prendendo il suo viso tra le mani. Celia sapeva quanto lui la volesse, lo conosceva abbastanza per sapere che odiava così tanto il giorno da voler a tutti i costi distrarsi dalle ore diurne e lei era lì per quello.
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- Oh Ethan lascia perdere quella, è solo una ragazzina. Io so di cosa hai bisogno…  - ripetè ancora, comprensiva e suadente, mentre lo stringeva a sè. 
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- Vieni con me! - e con queste parole lo condusse in camera da letto, lui obbediente la seguì.

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Celia era stata in quel loft centinaia di volte, lo conosceva bene, così come conosceva bene il suo proprietario. Si spogliò e poi fece lo stesso con lui. Lei sapeva quanto a Ethan piacesse quando era lei a prendere quel tipo di iniziativa. Lui la sollevò e la guardò dritto negli occhi:
- Sei qui solo perchè sei gelosa di quella che definisci “ragazzina”? - chiese.
- Sono qui per te… -  sussurrò al suo orecchio Celia.
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A quel punto Ethan la adagiò sulla sua chaise lounge, Celia era così leggera che sembrava quasi una bambola tra le sue braccia. La conosceva da così tanto che non aveva bisogno di parole e lei era disposta a tutto per lui.
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Il sole splendeva su San Myshuno, ma a nessuno dei due importava.
Ad un tratto Ethan si alzò e si allontanò da lei.
- Vai via Celia! -  disse perentorio cercando qualcosa da mettersi addosso. Sembrava più scocciato che arrabbiato, ma voleva comunque che lei se ne andasse.
Celia si avvicinò a lui e lo spinse verso il letto, sapeva che non lo voleva davvero. Tra loro era sempre così, lui la allontanava, ma lei glielo permetteva nella misura in cui lui sentisse di averla abbastanza distante, ma mai più di così.
- Vuoi davvero che vada via così presto? -  gli chiese maliziosa mentre si protendeva verso di lui.
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No, Ethan non voleva davvero mandarla via, a quel punto la desiderava così come aveva fatto altre volte in passato e lei lo sapeva, lo sapeva molto bene.
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Lo baciò e lui la lasciò fare, quasi non gli importasse, ma gli importava.
Ethan la strinse a sè e la baciò ancora, a quel punto Celia capì di aver raggiunto il suo obiettivo. Nonostante tutto e tutti lei sapeva ancora come averlo per sè.
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- Dovresti smetterla di venire qui così. - disse lui afferrandole il mento.
- Dovrei… - mormorò lei e senza altro aggiungere inziò a succhiarglielo. Celia poteva essere molte cose, ma non una stupida, sapeva come farlo godere e come averlo per sè.
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Se Celia lo conosce bene, Ethan non era certo da meno, ma a lui piaceva dominare i giochi. Prima di poter venire sollevò il viso di Celia e la attirò a sè solo per costringerla a sdraiarsi accanto a lui. La sua mano destra raggiunse il sesso di lei. Adesso nulla lo avrebbe più fermato, le aveva dato la possibilità di andarsene, ma lei era rimasta e ora l’avrebbe fatta sua.
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La giovane gemeva mentre lui la stuzzicava, era solo l’inizio dei giochi, questo era ovvio ed entrambi lo sapevano.
Quando si trattava di Celia, Ethan non aveva bisogno di chiedere, lei sapeva cosa voleva ed era ciò che voleva anche lei. Lui la prese da dietro e lei gemette, non lo avrebbe mai ammesso, ma amava sentirlo dentro di lei, sentirlo eccitarsi al contatto col suo corpo.
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Cambiarono posizione e si invertirono anche i loro ruoli, adesso era lei a guidare il gioco.
- Oh Ethan! - squittì lei aggrappandosi ai suoi addominali e iniziando a muoversi su di lui.
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Quando erano insieme il tempo sembrava non passare mai e per quanto la passione tra loro fosse bruciante, lei sapeva fermarsi al momento giusto evitandogli di giungere alla meta prima del tempo.
- Lo vedi? Sono io la donna giusta per te. Quella Veronica è solo una bambina che sbava per te. - riprese a dire Celia muovendosi verso di lui. Ethan la bloccò.
- Smettila di parlare di lei, smettila di fare così ogni volta che sei gelosa. - quindi la prese e la ribaltò sulla schiena, per poi mettersi sopra di lei, bloccandola.
- Sai che non sono gelosa, ti ricordo solo chi sei. - disse lei, ma questa volta sembrava più un’accusa la sua.
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Lui non rispose.
- Avanti, prendimi. So che vuoi farlo. - gli disse cercando di accarezzargli il viso. Era arrabbiata con lui, ed era una rabbia profonda che non sempre riusciva a sopire con la lussuria.
Ethan le bloccò la mano.
- Puoi mentire a tutti, ma non a me e devi smetterla di venire qui. - anche lui sembrava arrabbiato, ma per un motivo diverso.
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- Lo so. - mormorò Celia arrendendosi.
Ethan la fissò per qualche istante, lei era bellissima e lui non riusciva, anzi no, non poteva resisterle. La baciò e lei lo strinse a sè, mentre il desiderio tornava ad impadronirsi di loro.
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Lui la penetrò ancora e lei gemeva assecondando i suoi movimenti, ma questa volta non era solo sesso, la passione tra loro era autentica. Entrambi bramavano il corpo e le attenzioni dell’altro come se fosse la prima volta che stavano insieme e allo stesso tempo l’ultima della loro vita.
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Una volta che entrambi erano venuti, Ethan si sdraiò sulla schiena e la strinse a sè, chiuse gli occhi godendosi il contatto con il corpo nudo di Celia. Le accarezzava dolcemente i capelli, mentre lei si stringeva a lui. La giovane sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto andarsene, odiava quel momento pur sapendo che sarebbe arrivato ancora prima di entrare in quel loft.
Ethan non disse una parola, ma la sua mente era affollata di pensieri, più di quanto non fosse di solito.
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Rimasero lì abbracciati per un po’, Ethan fece un profondo respiro e Celia capì che quello era il momento di andare, si rivestì e se ne andò. Tra loro era così, si cercavano, facevano sesso e poi ognuno se ne andava senza altro aggiungere. Le parole tra loro erano superflue e quando infrangevano questa tacita regola finivano solo per litigare.
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Era ormai primo pomeriggio quando Celia tornò alla sua limousine, l’autista le aprì la portiera aiutandola a salire, quindi l’auto ripartì alla volta dei quartieri alti.

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